sabato 25 maggio 2013

QUATTRO PASSI PER EFFETTUARE UNA CORRETTA VALUTAZIONE FUNZIONALE DI SPALLA 2/2

-          Il terzo passo sarà quello di indagare sulle caratteristiche del dolore:
o   Localizzazione:  un dolore di spalla antero-laterale nell’area della borsa sottodeltoidea è generalmente correlato a patologia della cuffia dei rotatori e a una sindrome da conflitto subacromiale; il dolore antero-superiore può interessare l’articolazione acromion-clavicolare; dolore a livello del braccio o del gomito può interessare il bicipite e i suoi tendini; pazienti con istabilità anteriore riferiscono frequntemente dolore a livello posteriore della spalla: pazienti con instabilità multidirezionale riferiscono dolore diffuso e poco localizzato
o   Irradiazione: nelle patologie propie della spalla possiamo riscontrare spesso un dolore irradiato al muscolo trapezio a causa delle contratture muscolari dovute al mal utilizzo dell’articolazione scapolo omerale, se però il dolore è irradiato al gomito e alla mano è poco probabile che sia dovuto all’articolazione scapolo-omerale.
o   Qualità e natura: Indagando la tipologia e la profondità del dolore si può meglio stabilire la sua origine. E’ importante individuare anche qual’è la posizione di massimo dolore.
o   Andamento, durata e associazione:  capire l’andamento e la durata del dolore durante il giorno ci fornisce informazioni utili sul grado e sulla gravità della patologia: un dolore cronico è persistente durante il giorno e spesso permane anche a riposo mentre il dolore ancora in fase acuta si presenta leggero e intermittente nei momenti in cui la spalla viene usata di più.
o   Sintomi associati: possono coesistere debolezza, instabilità dell’arto, paura del movimento, rigidità, blocchi articolari, scatti, crepitii, sensazione di gonfiore: se la debolezza perdura al dolore, la valutazione si orienta verso una rottura della cuffia o un problema neurologico; se la rigidità persiste si valutano le condizioni delle strutture capsulari.
-          Infine è importante indagare sullo stato di salute del paziente (malattie autoimmuni possono portare a erosione e usura della glenomerale), se effettua o ha effettuato terapie farmacologiche, se è stato già sottoposto a interventi chirurgici (alcune complicanze tardive di interventi chirurgici posso essere capsuliti adevie o artrosi gleno omerali) o ad altre fisioterapie prima di venire da voi.


Arrivare ad una precisa diagnosi funzionale nella patologie di spalla è l’elemento cardine per  stilare un piano di trattamento adeguato per guarire nel miglior modo il paziente.

Lo spunto per il post è stato preso dall'articolo di Alice Tiberi "Anamnesi e valutazione funzionale della spalla" (Il Fisioterapista Marzo/Aprile 2012)

mercoledì 22 maggio 2013

QUATTRO PASSI PER EFFETTUARE UNA CORRETTA VALUTAZIONE FUNZIONALE DI SPALLA 1/2


Il dolore localizzato alla spalla è un sintomo comune a molte patologie, per questo condurre un’attenta e accurata valutazione fisioterapica ci servirà per capire meglio se tale sintomo è riferito propriamente alla spalla o deriva da altre strutture anatomiche. La nostra valutazione avrà lo scopo di chiarirci meglio, rispetto alle indicazioni fornite dal medico specialista, la natura e l’estensione degli impairment (dolore, restrizione del movimento, alterazione della propriocezione), il grado della conseguente disabilità e di fornirci tutte le informazioni significative proprie del paziente (motivazione, aspettative, ecc...)
Il dolore di spalla, lo possiamo suddividere in 6 principali categorie diagnostiche:
-          Disordini della cuffia dei rotatori
-          Capsulite adesiva
-          Instabilità
-          Artropatie gleno-omerali
-          Patologia dell’articolazione acromion-clavicolare
-          Altre patologie croniche

1-     Il primo passo è quello di raccogliere informazioni riguardo l’età, l’occupazione e l’attività sportiva praticata: alcune patologie sono più frequenti negli under 40 (instabilità di spalla, moderata patologia della cuffia dei rotatori) altre patologie si riscontrano maggiormente negli over 40 (lesioni parziali o complete della cuffia dei rotatori capsulite adesiva o artrosi glenomerale). L’occupazione e l’attività sportiva praticata sono importanti per evidenziare eventuali traumi o sollecitazioni ripetute che possono ricondurci alla patologia.

2-     Occorre successivamente indagare sulla modalità di comparsa del disturbo attraverso precise domande:

o   Perché si trova qui oggi?
o   Quando è iniziato il suo problema?
o   Come è iniziato?
o   L’esordio è stato insidioso o c’è stato un evento traumatico?
Capire la derivazione del disturbo è fondamentale per stilare un corretto piano di trattamento:
o   Se la causa è un trauma acuto è importante ricostruire le dinamiche del trauma cosi da identificare le strutture potenzialmente danneggiate
o   Se la causa è di tipo insidioso (microtraumi, sovraccarico, stress tissutali) dovremmo fare chiarezza su eventuali anomalie funzionali dell’articolazione e delle strutture muscolo-scheletriche o su gesti atletici o occupazioni lavorative che inducono il paziente ad effettuare gesti ripetitivi o ad assumere determinate posture.

Spunto dall'articolo di Alice Tiberi (Il Fisioterapista Marzo/Aprile 2012)

sabato 11 maggio 2013

IL CONFRONTO N.1 - IL SONNO NELLE PATOLOGIE POSTURALI



“Noi siamo abituati a pensare alle patologie posturali come patologie presenti durante il giorno, sopratutto in soggetti che svolgono attività lavorativa intensa  o che stanno molte ore in piedi, conseguenti ad un’alterata gestione del tono muscolare da parte del sistema posturale. Questo non è sempre vero, infatti molte funzioni e parafunzioni sono presenti durante la notte e sono esacerbate, ridotte o modificate nella quantità e nell’insorgenza dalla ottimizzazione posturale durante il riposo.  Questo fatto è così evidente che spesso, soggetti che si svegliano con  mal di testa, torcicolli e mal di schiena, lamentano di aver dormito male durante la notte. E’ per questo che la patologia posturale e i “malati posturali” bisogna considerarli anche durante il riposo. Questa evidenza ha aperto le strade all’industria, allo studio e all’ottimizzazione delle risorse posturali durante il sonno attraverso la costruzione di sistemi di riposo sempre più complessi. Pertanto pensare di trattare il malato posturale semplicemente con delle modificazioni  durante la vita attiva, con dei plantari  o dei bite da portare durante il giorno è riduttivo. Questo era già stato capito dai vecchi posturologi che, in soggetti che presentavano problemi occlusali, consigliavano l’applicazione di bite o di splint anche durante la notte. E’ dunque confermato dall’evidenza clinica che l’ottimizzazione del riposo riduce i disturbi al risveglio.” Luciano Poli, Odontoiatra - Gnatologo

lunedì 29 aprile 2013

LA PALLA BOBATH E IL SUO UTILIZZO NELLE ALGIE VERTEBRALI 3/3


Esercizi di tonificazione muscolare
 - Decubito supino. Le braccia sono distese in fuori, con il palmo delle mani in appoggio a terra. Le gambe sono flesse e divaricate con i piedi leggermente ruotati all'interno in presa sulla palla. Espirando sollevare da terra la palla accentuando la flessione della gambe e la retroversione del bacino, fino a portare le ginocchia avanti all'addome. Mantenere la posizione per alcuni secondi fino a espirazione completa ritornando poi in posizione di base. All'inizio il soggetto mantiene la posizione solo per qualche secondo, successivamente il tempo di mantenimento della posizione può essere gradatamente aumentato

 Finalità: iperestensione del tratto lombo-sacrale  distensione del rachide cervicale. Tonificazione del retto dell'addome e dei muscoli adduttori della coscia. E' importante espirare lentamente con il rachide lombare disteso, ben aderente a terra.

 - Decubito supino. Le mani sono dietro la nuca non incrociate, le gambe flesse leggermente divaricate in appoggio sulla palla. Espirando, sollevare da terra capo e spalle, trattenendo con le gambe la palla. Mantenere la posizione per pochi secondi poi, inspirando, ritornare nella posizione di base.

Finalità: mantenimento e miglioramento del tono muscolare e dell'elasticità del retto dell'addome; particolare concentrazione nell'atto espiratorio che coinvolge efficacemente gli addominali quali muscoli espiratori ausiliari secondari; iperestensione con mobilizzazione del rachide cervicale e tonificazione degli estensori del collo. Ripetere l'esercizio lentamente 8/10 volte.

 - Decubito supino. Le braccia sono distese in fuori, con il palmo delle mani in appoggio a terra. Le gambe sono flesse e leggermente divaricate con le piante dei piedi in appoggio sulla palla, inspirando sollevare lentamente il bacino dal suolo. Espirando ritornare al suolo, appoggiando progressivamente il rachide dorsale, il rachide lombare e il bacino.

Finalità: mobilità della colonna lombare e dorsale; tonificazione dei muscoli glutei e dei flessori ed estensori degli arti inferiori. Ripetere l'esercizio 8/10 volte

 - Posizione semi-raccolta. Le gambe sono piegate e divaricate, i piedi ben posizionati a terra. Il rachide dorso-lombare è in appoggio sulla palla. Il busto è come un piano inclinato. Le braccia sono flesse con le mani il appoggio alle anche. Inspirando, spingere in avanti il bacino allineando i fianchi alla stessa altezza delle spalle e appoggiare il capo e le spalle sulla palla. Mantenere la posizione per alcuni secondi con la contrazione dei muscoli glutei. Espirando, decontrarre i glutei, riportare il bacino verso il basso, sollevare il capo e le spalle dalla palla e ritornare in posizione di base.

Finalità: massaggio del rachide vertebrale; mobilizzazione delle articolazioni coxo-femorale e lombo-sacrale; stiramento dei muscoli pettorali e apertura a ventaglio delle coste; mantenimento del tono muscolare degli addominali e dei dorsali; lavoro isometrico sui muscoli glutei. Ripetere l'esercizio lentamente 10/12 volte

 - Stazione eretta. La palla è posizionata tra una parete (o spalliera) e il dorso. Appoggiarsi alla palla esercitando una leggera pressione. Le gambe sono leggermente piegate e divaricate, i piedi a terra ben posizionati e più avanti dell'addome. Accentuare il piegamento delle gambe allineando le ginocchia ai piedi senza superare con il bacino le ginocchia stesse. Mantenere per alcuni secondi la posizione raggiunta.
Ritornare alla posizione di base esercitando una maggiore pressione del rachide vertebrale spingendolo sulla palla. Espirare piegando le gambe, ispirare nel movimento di ritorno.

Finalità: massaggio del rachide vertebrale: mobilizzazione dell'articolazione coxo-femorale con particolare lavoro di tonificazione dei muscoli della coscia (quadricipite) e della gamba (gastrocnemio, gemelli). Ripetere l'esercizio lentamente per 10 volte.

Posizione di rilassamento e scarico vertebrale
 - Decubito supino. Le braccia sono distese in fuori, con il palmo delle mani in appoggio a terra. Le gambe sono flesse e leggermente divaricate in appoggio sulla palla. Respirare naturalmente.

Finalità: Scarico e rilassamento della colonna vertebrale

Lo spunto per tutti e tre i post e le foto sono stati presi dall'articolo "Esercizi con l'impiego della palla nel trattamento della algie vertebrali" di Enrico Ceron (il fisioterapista n4 Luglio Agosto 1998)
Se qualcuno fosse interessato alla consultazione della bibliografia può contattarmi: gervasi.silvio4@gmail.com

sabato 27 aprile 2013

LA PALLA BOBATH E IL SUO UTILIZZO NELLE ALGIE VERTEBRALI 2/3


Esercizi di mobilizzazione della colonna vertebrale
 - Seduti sulla palla. Il busto è naturalmente eretto. Le braccia sono rilassate, le mani appoggiate alle cosce. Le gambe sono leggermente divaricate e flesse, i piedi a terra ben posizionati. Con la spinta delle gambe effettuare degli spostamenti lenti e continuati in avanti e dietro del bacino favorendo l'anteroversione e la retroversione dello stesso. Il busto segue in leggera opposizione lo spostamento del bacino. Espirare nel movimento di retroversione (spostamento del bacino avanti) e inspirare nel movimento di anteroversione (spostamento del bacino indietro).

Finalità: mobilizzazione della cerniera lombo-sacrale e delle articolazioni sacro-iliache; decontrazione della muscolatura lombare. Ripetere l'esercizio per 15/20 secondi.

 - Seduti sulla palla. Il busto eretto. Le braccia sono in fuori naturalmente distese. Le gambe sono leggermente divaricate e flesse, i piedi a terra ben posizionati. Il bacino è in leggera posteroversione (pube avanti). Con la spinta delle gambe effettuare degli spostamenti lenti e continui del bacino a destra e a sinistra.

Finalità: mobilizzazione della cerniera lombo-sacrale e delle articolazioni sacro-iliache e coxo-femorale; decontrazione dei muscoli della colonna lombare. Ripetere l'esercizio per 15/20 secondi. In una fase successiva, alternare delle brevi circonduzioni del bacino sulla palla da destra a sinistra e da sinistra a destra.

Esercizi di allungamento muscolare
 - Seduti sui talloni a ginocchia leggermente divaricate. Le braccia sono naturalmente distese in avanti con il palmo delle mani in appoggio sulla palla. Mantenendo la posizione di seduta sui talloni, spingere la palla in avanti con leggere distensione naturale del busto e delle braccia, mantenere la posizione per alcuni secondi senza forzare l'addome verso terra, ritornare nella posizione di partenza. Espirare nel movimento di distensione del busto in avanti, ispirare nel movimento di ritorno.

Finalità: mobilizzazione del cingolo scapolo-omerale e della colonna dorsale; distensione della cifosi dorsale, allineamento della lordosi lombare, con impegno dei muscoli dorsali. Ripetere l'esercizio lentamente per 10/12 volte.

 - Decubito prono con l'addome in appoggio sulla palla. Braccia naturalmente distese in alto con le mani in appoggio a terra. Gamabe distese leggermente divaricate con i piedi in appoggio a terra. Mantenere questa posizione per almeno 40 secondi ricercando un allungamento muscolare completo. Respirare naturalmente

Finalità: distensione della cifosi dorsale, allineamento e scarico della lordosi lombare e del rachide cervicale; allungamento muscolare dei lunghi del dorso

giovedì 25 aprile 2013

LA PALLA BOBATH E IL SUO UTILIZZO NELLE ALGIE VERTEBRALI 1/3


La palla Bobath, conosciuta anche come palla svizzera, "Body-Ball" o "Swiss-Ball", nasce in Svizzera come attrezzo di significativa importanza nella riabilitazione nei centri ospedalieri di Basile e Zurigo dove la professoressa Vogelbach inizia le sue prime terapie motorie con bambini neurolesi. Oggi questo attrezzo è di largo utilizzo nei centri di riabilitazione e nelle palestre di tutta Europa dove trova ampia indicazione come vero e proprio supporto per il recupero di patologie sia neurologiche sia ortopediche, nella ginnastica rieducativa nella distrofia muscolare e per la ginnastica di potenziamento e mantenimento. Negli Stati uniti, la palla viene utilizzata moltissimo dai terapisti per svariati e diversi problemi di recupero funzionale. Negli ultimi anni ha trovato larga diffusione e consenso nella pratica della ginnastica aerobica e in vari settori del fitness.
Una particolare terapia usata in tutto il mondo è il cosiddetto "Metodo Bobath" che prevede esercizi ginnici proprio con l'ausilio della palla.
In Italia già da alcuni anni la palla Bobath viene impiegata e proposta in corsi di ginnastica dolce per patologie vertebrali, in corsi psico-motori di preparazione al parto, in metodologie di prevenzione all'osteoporosi, in corsi di ginnastica psicomotori per bambini, in corsi di ginnastica con gli anziani, nella preparazione all'ippoterapia, in attività motorie con portatori di handicap visivi e psicomotori.

Esercizi di mobilizzazione della colonna vertebrale
Seduti sulla palla. Il busto è naturalmente eretto. Le braccia e le spalle sono rilassate, le mani appoggiate sulle cosce. Le gambe sono leggermente divaricate e flesse, i piedi a terra ben posizionati. Il bacino è in leggera posteroversione (pube in avanti). Iniziare un lento e continuo movimento di rimbalzo sulla palla mantenendo sempre il bacino a contatto con la stessa e la colonna vertebrale naturalmente eretta.
Finalità: presa di contatto con l'attrezzo, il molleggio sulla palla favorisce la mobilità del tratto sa
cro-lombare della colonna vertebrale, con un'azione di alleggerimento sui dischi intervertebrali; stimolazione dell'efflusso venoso del sangue al cuore e dell'irrigazione sanguigna; ricerca dell'equilibrio e della coordinazione del proprio corpo. Questo esercizio può essere eseguito ogni qualvolta si voglia iniziare un'attività motoria con la palla e può essere eseguito per uno o più minuti. Al molleggio possono essere coordinati movimenti di riscaldamento o attivazione degli arti superiori. Successivamente intervallare con una pausa di riposo respirando in modo rilassato e naturale.

domenica 7 aprile 2013

CEFALEE MUSCOLOTENSIVE NEI BAMBINI


Background: La cefalea muscolotensiva è la forma più comune di mal di testa. Essa si presenta come una sensazione di costrizione e compressione a livello della regione bitemporale del capo, della regione nucale e sub occipitale o in entrambe le regioni. Secondo la classificazione internazionalestilata dalla International headache society la cefalea muscolotensiva appartiene al gruppo delle cefalee primarie e può essere divisa in sporadica, frequente e cronica. E’ un problema che coinvolge molto i bambini e che li accompagna fino all’adolescenza limitando le loro capacità in tutti gli aspetti della loro vita: dalla scuola, in quanto il bambino non riesce a concentrarsi, allo sport, in quanto riduce le sue prestazioni fisiche, fino al gioco. Secondo Donald W. Lewis nella fascia di età tra i 3 e i 7 anni sono colpiti un bimbo su 3 con una prevalenza maggiore nei maschi piuttosto che nelle femmine. Tra i 7 e gli 11 anni sono colpiti 4 bimbi su 11 e in questa fascia di età maschi e femmine sono affetti allo stesso modo. Dagli 11 ai 15 anni abbiamo una prevalenza di 8 su 23 bambini e il fattore si inverte: sono molte più le femmine a soffrire di cefalea muscolo tensiva rispetto ai maschetti.
Nel nostro lavoro abbiamo provato a trattare la cefalea muscolotensiva dei bambini con la terapia miofunzionale.
Abbiamo selezionato 42 pazienti di età compresa tra 6-15 anni, tra cui 24 femmine♀ e 18 maschi♂. Li abbiamo sottoposti a diagnosi di screening neurologica per escludere patologie nervose e a diagnosi funzionale attraverso le correnti metodiche previste dal piano diagnostico di Garliner. Tutti erano affetti da anomalie della deglutizione complessa, senza importanti sbilanciamenti occlusali ma con incidenze parafunzionali pari al 100% come buxismo e serramento, ipertono del mentoniero e ipertoni compensatori dei muscoli masseteri e temporali. Questi venivano diagnosticati con metodica elettromiografia. I pazienti venivano sottoposti ad un ciclo trimestrale di terapia mio funzionale secondo il piano di trattamento di Garliner e controllati settimanalmente attraverso test di Payne, esame myometer, EMG, capacità di eseguire gli esercizi assegnati nella seduta  precedente.

Risultati; assistevamo ad un riequilibrio delle strutture muscolari afferenti all’apparato stomatognatico valutata attraverso metodica elettromigrafica, alla riduzione delle parafunzioni (bruxismo e serramento) con riduzione statisticamente significativa non solo del numero di accessi di cefalea settimanale ma in oltre il 60% dei pazienti alla scomparsa della sintomatologia algica.
Grazie alla terapia miofunzionale riusciamo ad agire su 3 fronti: la psiche, vediamo infatti un aumento della concntrazione dei nostri piccoli pazienti riscontrabile a scuola e nell’esecuzione degli esercizi, nel riequilibrio neuro-muscolare, attraverso un vero e proprio defaticamento dei muscoli dell’apparato stomatognatico e infine sulla cefalea.

Conclusioni: Grazie a questa triplice azione, attraverso la terapia miofunzionale le cefalee muscolo tensive nei bambini vengono trattate con successo; ciò depone per una natura disfunzionale della stessa. La correzione del disordine attraverso la terapia mio funzionale fornisce risultati eccellenti e stabili nel tempo nel controllo e nel trattamento della cefalea