giovedì 21 marzo 2013

LA SINDROME DI COSTEN


Nel 1934 l’otorinolaringoiatra James B. Costen, in un articolo pubblicato nel vol.43 dell’Ann Otol Rinol Laringol, descrisse una patologia rappresentata da un complesso sintomatologico caratterizzato da sintomi auricolari e vestibolari dipendenti dalla disturbata funzione dell’ATM. I sintomi che riportavano i pazienti alla visita erano dolori all’ATM, ipoacusia variabile nel tempo, lievi acufeni a bassa frequenza, schiocchi articolari durante la masticazione e crisi vertiginose che si risolvevano dopo insufflazioni tubariche. Costen attribuì la comparsa della patologia alla pressione da parte del condilo della mandibola sulle fibre del nervo all’interno dell’ATM, conseguente ad una alterazione dell’occlusione a causa della perdita dei denti latero-posteriori. Ciò provocava, durante la chiusura della bocca, un eccessivo accavallamento dei denti superiori sui denti inferiori con scivolamento della mandibola posteriormente. I condili della mandibola, in questa situazione, andavano a comprimere le formazioni anatomiche della regione auricolare e retro auricolare causando i vari disturbi. Egli suggerì dunque che il trattamento della patologia dovesse essere appannaggio degli odontoiatri, che vedevano nella correzione dell’occlusione dentale la giusta soluzione al problema26-27. Sebbene col passare del tempo fu dimostrato che la spiegazione fisiopatologica della sindrome non  fosse così semplice28-29, in quanto coinvolge anche il rachide cervicale, il lavoro di Costen ebbe un effetto duraturo e profondo nella diagnosi e nel trattamento del dolore  e della disfunzione temporo-mandibolare.
Attualmente non si parla più di “patologia” ma di “sindrome”. L’eziologia e la diagnosi di questa sindrome appaiono tutt’oggi ancora incerte e molto discusse come, tra l’altro, gli indirizzi terapeutici proposti dai vari autori30.
Le opinioni eziopatogenetiche formulate per spiegare l’insorgenza della sindrome di Costen sono numerose e possiamo inquadrarle in quattro teorie fondamentali:
  •           Teoria meccanica31-32-33: secondo questa teoria la sindrome di Costen può instaurarsi in conseguenza di qualsiasi processo morboso capace di riflettersi direttamente o indirettamente sulla morfologia e sulla funzione dell’ATM. I principali fattori eziologici di questa teoria sono:

·         Fattore malformativo: paramorfismi o dismorfismi delle superfici articolari;
·   Fattore traumatico: lesioni traumatiche intra ed extra-articolari, come la frattura dell’apofisi coronoide della mandibola, le fratture dell’osso malare, le lussazioni e le sublussazioni, gli esiti cicatriziali di lesioni cutanee o muscolari;
·     Fattore infiammatorio: processi infiammatori a carico dell’ATM o dei muscoli masticatori;
·         Fattore dentale: malocclusioni secondarie a malposizioni dentali, ad edentazioni molari e premolari, a ricostruzioni dentarie, ad errata applicazione di protesi, fisse o mobili;
·         Fattori generali: assumono prevalentemente carattere predisponente: turbe ormonali, senescenza, ecc...
  •           Teoria anatomica34-35: secondo questa teoria, la sintomatologia dolorosa  è da attribuirsi ai particolari rapporti topografici dell’ATM che nel suo movimento irregolare produrrebbe una compressione ed un’irritazione del nervo dentale inferiore, del linguale, della corda del timpano e del nervo auricolare-temporale;
  •           Teoria miogena36: secondo questa teoria, la sintomatologia sarebbe da attribuire all’ipertono del tensore del timpano che determinerebbe onde di iperpressione perilinfatica con disturbi sia a carico dell’apparato uditivo che vestibolare, mentre l’ipertono del tensore del velo non permetterebbe una corretta apertura della tuba di Eustachio, con conseguenti disturbi a carico dell’orecchio medio;
  •          Teoria neurovascolare37: secondo questa teoria le crisi dolorose ed i disturbi uditivi sarebbero dipendenti da uno stato irritativo dell’innervazione simpatica regionale e conseguenti a fenomeni vasomotori, prevalentemente spastici, a carico dei vasi particolarmente ricchi di terminazioni nervose, come, ad esempio, l’arteria temporale.

Nel reparto do odontostomatologia dell’Università di Pisa diretto dal Prof. Luciano Poli, , la sindrome di Costen sarebbe  causata da un quadro clinico di disfunzione linguale (teoria disfunzionale) che si esplica massimamente durante le fasi deglutitorie, ma comunque già evidente nella posizione di riposo linguale (con lingua allo spot palatino). Tale quadro disfunzionale porterebbe a disturbi a carico dell’ATM (DTM), sindromi vertiginose e algie a livello dei muscoli masticatori e del collo (cervicalgie croniche) con compressione del rachide cervicale su se stesso come meccanismo compensatorio. La proposta terapeutica, secondo quest’ottica, sarebbe quella di eliminare la disfunzione linguale attraverso la terapia miofunzionale centrata sul riequilibrio della deglutizione.
Per la consultazione della bibliografia citata contattatemi pure

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