Quanto è importante l'esercizio fisico nei pazienti con problematiche cardiovascolari?
Quali sono gli esercizi più indicati per questa tipologia di pazienti?
Fino a che punto questi pazienti possono spingersi con l'esercizio fisico?
Studi epidemiologici, clinici e di laboratorio hanno fornito evidenze definitive sulle capacità dell'attività fisica di ridurre la morbilità e la mortalità delle malattie cardivascolari e di migliorare le prestazioni fisiche e la qualità della vita di chi la pratica. L'attività fisica, inoltre, sembra in grado di ridurre significativamente il rischio di sviluppare altre malattie croniche, quali l'obesità, l'osteoporosi, il diabete, alcune neoplasie e la depressione. Per tale ragione, l'esercizio fisico si propone come mezzo preventivo e terapeutico fisiologico, efficace e a basso costo.
E' stato inoltre ampiamente documentato che la sedentarietà è responsabile di un aumento significativo di morbilità e mortalità a livello generale e cardiovascolare. E' stato stimato infatti che l'eliminazione di un fattore di rischio come la sedentarietà può portare ad una riduzione delle malattie cardiovascolari del 15-39%, del 33% di ictus, del 22-33% del cancro al colon e del 18% di fratture osee secondarie ad osteoporosi(1).
La performance fisica si riduce del 7-10% per ogni decade di età. Tuttavia, recenti evidenze dimostrano che alcune settimane di allenamento hanno lo stesso effetto di 30 anni di età sulla tolleranza allo sforzo e che 6 mesi di training sono in grado di far recuperare la riduzione della performance fisica legata all'invecchiamento.
Ma qual'è la giusta dose di esercizio da consigliare?
A questa domanda ha cercato di rispondere l' Havard Alumni Health Study(2) che ha coinvolto oltre 12.000 soggetti di età media. "Lo studio ha dimostrato che per ottenere una riduzione di mortalità del 20% è necessaria una intensità di esercizio che porti ad un consumo energetico di circa 4200 kJ la settimana (pari a 30 min di esercizio fisico al giorno per almenno 4/5 giorni la settimana). La massima riduzione del rischio si ottiene con esercizi di intensità moderata, pari a 3-5 h di marcia rapida, a 2-3 h di jogging o 1-2 h di corsa alla settimana".
E' importante ricordare anche che l'esercizio fisico, a differenza dei farmaci che normalmente sono specifici per singolo fattore di rischio (antidepressivi, antidiabetici, ecc...), ha effetti favorevoli su più fattori di rischio contemporaneamente.
Bisogna ricordare però che l'esercizio fisico comporta anche alcuni rischi, in particolare a carico dell'apparato cardiovascolare. L'esercizio fisico, infatti, può rappresentare il trigger di eventi acuti, quali angina pectoris, infarto al miocardio e morte improvvisa. L'attività fisica regolare, inoltre, soprattutto se caratterizzata da un elevato impegno del sistema cardiovascolare, può essere responsabile di una evoluzione sfavorevole del quadro clinico di alcune cardiopatie.
Allo scopo di ridurre il rischio di eventi cardiaci avversi, quindi, risulta importante avviare il paziente ad un adeguato screening preventivo (ECG, ecocardiogramma, test ergometrico).
Costituiscono, infine, controindicazioni cardiovascolari al training le seguenti condizioni: angina istabile, stenosi o insufficienza valvolare severe, scompenso cardiaco in atto, aritmie non controllate, recente episodio tromboembolico, pericardite e miocardite in fase acuta, ipertensione arteriosa severa non controllata.
Spunto preso da "la prescrizione dell'esercizio fisico in ambito cardiologico" documento di consenso della Task Force Multisocietaria. G Ital Cardiol 2007; 8(11): 681-731)
(1) Booth FW, Gordon SE, Carlson CJ, Hamilton MT, Waging war on modern chronic diseases: primary prevention through exercise biology. J Appl Physiol 2000; 88: 774-87.
(2) Sesso HD, Pffenbarger RS, Lee IM. Physical activity and coronary heart disease in men: the Harvard Alumni Health Study. Circulation 2000;102: 975-80
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